mercoledì 12 marzo 2014
Tour dell'Istria 2010
Finalmente è arrivato il momento di vedere se tutte le modifiche pensate, progettate ed effettuate durante l'inverno funzionano effettivamente o se sono stati soldi e tempo sprecati.
Il giro in programma sembrerebbe poco impegnativo: il giro dell'Istria. Da Trieste a Pula-Pola ci sono circa 100 km, distanza quasi da gita giornaliera, ma la mia dolce metà ha pensato un percorso più articolato, che passa per l'interno molto vallonato della penisola istriana.
Come sempre nel caso delle gite verso est l'appuntamento è al bar G, luogo deputato alle nostre partenze e all'arrivo per molti altri...
La pista ciclabile transfrontaliera “Parenzana” finanziata con fondi della comunità europea per circa 4.000.000 di euro manca di una piccola parte, stranamente quella italiana...
Tocca perciò raggiungere la parte slovena presso il valico autostradale di Rabuiese, con un percorso a zig-zag, per evitare le invalicabili ramaglie poste sulla stessa all'altezza del confine che non dovrebbe esistere più.
Giunti finalmente sulla Parenzana la seguiamo fino ad un aereo arco che scavalca l'autostrada portandoci nel parcheggio di un'industria, usciti dal quale gireremo a sinistra per seguire la strada verso Dekani, abbandonando così la ciclabile.
Passata Rizana gireremo a destra seguendo le indicazioni per Gracisce e Socerga dove è posto il valico con la Croazia, praticamente a Buzet-Pinguente.
Dopo la svolta a destra verso Gracisce inizia la prima delle molte salite che ci attendono oggi.
...Salite?!? Ma se non ci sono montagne in Istria!!!!
Iniziamo a renderci immediatamente conto che questi “saliscendi” rallentano la nostra marcia.
Buzet incarna un po' la tipica cittadina arroccata su di un cocuzzolo, piuttosto comune in tutta la penisola, ma che qui riveste un notevole interesse turistico.
Le previsioni meteorologiche non sono tranquillizzanti ma nemmeno negative...ma si passa per Lupoglav!
Ovviamente non potrà piovere sempre a Lupoglav ma la nostra personale statistica si avvicina terribilmente al 100% delle volte.
Già da Trieste le nuvole si addensano minacciose nella sua direzione...e Lupoglav non perdona.
Per nostra ”fortuna” una sosta per la riparazione alla gomma posteriore della mia amata (donna, non bici) presso una fermata d'autobus ci ha concesso una vestizione antipioggia all'asciutto.
Indubbiamente un temporale estivo della durata di qualche ora con temperature autunnali non ti fa ritenere la bici il miglior mezzo per una vacanza ma, non pensandoci troppo e dimenticandosi delle mani e dei piedi ghiacciati, anche perché non li senti più, non è proprio così male come potrebbe sembrare...
Usciti da Lupoglav, la strada si restringe considerevolmente e dopo un passaggio a livello andiamo a destra, verso Boljun, altro borgo che dà un senso alle nostre fatiche.
Il traffico dei mezzi pesanti è sempre fastidioso ma con la pioggia diventa ancora più pericoloso per cui cerchiamo strade secondarie.
La nostra intenzione era di arrivare a Vozilici passando per Nova Vas su di una stradina che sulla carta sembra più pianeggiante della strada normale ma abbiamo perso la deviazione.
L'arrivo a Labin-Albona ci riporta il buon umore per la fine delle fatiche quotidiane nonostante una deviazione per lavori in corso in una palude di fango come solo le strade dell'Istria possono diventare con la pioggia.
...ma dove sono le strutture ricettive da noi immaginate e i cartelli “zimmer frei”?
Non c'è niente, né stanze né alberghi, niente!
Le uniche 4 stanze esistenti, arroccate in cima a una salita in pavè, scalata dopo 5 ore di sella, sono già tutte occupate.
Peccato, la vista sull'isola di Kres-Cherso e sul golfo del Kvarner-Quarnaro è strepitosa, le forze sono quello che sono...ma bisogna proseguire!
Ovviamente dopo aver raggiunto il cocuzzolo di Labin ci aspetta la discesa, bagnata e a tratti nel bosco, che ci fa desiderare scarpe e guanti asciutti e soprattutto freni a disco.
Finita la discesa abbiamo modo di scaldarci sulla successiva salita!
Passato il paesino di Barban, si scollina e la strada inizia a essere un veloce falsopiano verso Pula.
Nonostante l'ebbrezza della velocità la fermata alla prima locanda non è mai stata in discussione.
Il bilancio della giornata ciclistica vede 6 ore e tre quarti di sella con più di 1600 metri di dislivello in salita, trascorsi in parte sotto la pioggia e al freddo...che bei momenti.
Il prezzo della stanza, deciso al momento, dopo aver letto la disperazione nei nostri occhi, mi è sembrato un po' caro, del resto, come ci ha spiegato il proprietario dell'attività, se le tasse pagate in Istria restassero lì sarebbe una piccola Montecarlo...per i prezzi siamo sicuramente d'accordo!
La mattina dopo il sole regna solitario nel cielo.
Visto che siamo nettamente in anticipo con la tabella di marcia di giornata, decidiamo di deviare verso la costa, imboccando una salita che ci sfida proprio di fronte alle nostre finestre e che va verso Krnica e da lì prosegue verso Medulin.
Parlandone con l'albergatore, dopo qualche attimo di perplessità dovuta al fatto che secondo lui la strada da noi scelta è in realtà una sterrata, ci rassicura perché in mountain bike non ci sono problemi.
Boh?!?
Ovviamente aveva ragione lui e torto la nostra mappa, o meglio chi l'ha detto che una strada debba essere asfaltata per essere definita tale? In Istria evidentemente nessuno!
Dopo un bel percorso tra campi in fiore, viti e ulivi e ovviamente migliaia di cartelli zimmer frei visto l'avvicinarsi del mare, siamo arrivati a Kavran, dove inizia una sterrata ampia ma alquanto sconnessa, non particolarmente entusiasmante con i bagagli, che con una lunga discesa si porta sul mare per poi allontanarsene con una altrettanto lunga salita.
Non preoccupatevi troppo se nel percorrerla un'ombra assordante dovesse calare su di voi, siete sulla rotta di atterraggio dell'aeroporto di Pula.
In Istria come scopriremo a nostre spese, vengono considerate strade molte sterrate, che hanno messo alla prova i nostri mezzi, ma che danno anche quella sensazione di selvaggio ed avventura che l'asfalto difficilmente fa provare.
Passando per Medulin ci torna alla mente il riferimento a Montecarlo viste le ville ed i condomini che ne hanno snaturato l'aspetto.
Questo ci dice due cose, la prima è che stiamo diventando vecchi ed iniziamo a essere nostalgici dei nostri ricordi, la seconda è che i turisti dell'est non hanno questo tipo di problemi...
Decidiamo di proseguire fino a Premantura, abbandonare il bagaglio in stanza e dedicarci all'esplorazione del parco di Kamenjak anche se le ruote stradali regalano qualche brivido.
Visto il sole approfittiamo anche per un po' di tintarella e solo il vento, sempre presente in questa zona, ci fa desistere dal tentare il primo bagno della stagione.
Premantura o meglio il suo parco, ha un fascino particolare, che si apprezza specialmente fuori stagione, con temperature più fresche, potendo sfruttare quasi in solitaria le sterratone principali di un biancore accecante, i sentierini per bici e pedoni, il verde della macchia mediterranea punteggiato dagli squillanti colori dei fiori.
Imperdibile.
Imperdibile anche la sosta al mitico Safari bar vera chicca del posto!
La notte, tra zanzare e ustioni da “abbronzatura”, non passa proprio tanto tranquilla.
Il programma del terzo giorno prevede il passaggio a Pula e la risalita della penisola lungo la costa occidentale.
Fatte le foto di rito con le bici sotto al “colosseo” istriano iniziamo a dirigerci verso Fazana per proseguire poi verso Barbariga.
Ci troviamo di fronte all'arcipelago delle Brioni, isole che Tito aveva eletto come dimora di rappresentanza e che adesso sono visitabili anche dai comuni mortali.
Arrivati a Barbariga, dopo aver passato un po' di tempo a perderci siamo riusciti a trovare la sterrata giusta per andare a Bale, altra cittadina arroccata un po' più all'interno.
A proposito, se qualcuno si trovasse da queste parti e non volesse girare a vuoto su stradine sterrate chiuse da cancelli, basta seguire le indicazioni per la konoba Danjela e prendere la sterrata che parte a fianco del faro, attrazione turistica del suo parcheggio.
Anche questa sterrata è ampia e non particolarmente ben tenuta.
Dopo parecchi chilometri di sterrata siamo arrivati sul set di un film vicino ad una villa nel nulla, dove si girava la scena in cui due attrici poco vestite, una bionda e una mora (Striscia la notizia docet), si incontravano per poi andarsene assieme...si ok, ma dove?!
Dopo altri chilometri di sterrato siamo sbucati sull'asfalto nei pressi di un campeggio e abbiamo iniziato la salita verso Bale.
Lungo la strada abbiamo trovato due serpenti, di preoccupanti dimensioni, il primo morto mentre il secondo era vivo e vegeto per cui è consigliabile fare attenzione.
Da Bale a Rovinj-Rovigno la strada non presenta particolari asperità e il costante afflusso di pullman e macchine straniere confermano la fama di grande attrazione turistica.
Le vestigia veneziane sono notevoli e le pietre consumate che lastricano le erte della città vecchia, trasudano storia.
La strada verso il Limski Kanal è un lungo falsopiano in salita privo di emozione.
Il Limski Kanal propone, nel nostro senso di marcia, una discesa al 10% e una salita al 6%, trafficate e con mezzi pesanti poco rispettosi della nostra fatica.
Da Vrsar-Orsera, passando per Funtana fino a Porec-Parenzo e oltre, è tutto un susseguirsi di villaggi turistici, campeggi, alberghi e parchi a tema, ma la stagione non è ancora iniziata e per trovare da dormire a Porec dobbiamo faticare non poco.
L'idea di base di questo tour era percorrere la Parenzana, la vecchia ferrovia a scartamento ridotto che nei primi del 1900 collegava Trieste con Parenzo.
Molti chilometri non esistono più ma la parte tra Vizinada e il confine con l'Italia sono ciclabili e ripercorrono abbastanza fedelmente il vecchio percorso ferroviario, tunnel e cavalcavia compresi.
La strada che prendiamo per Vizinada passa per zone collinari coltivate a ulivo e vite e può ricordare i tipici paesaggi toscani e passa per Antonci, Vrznaveri, Bacva dove c'è il bivio da prendere a sinistra per andare a Visnjan.
Da Visnjan si continua la salita e si seguono le indicazioni per Vizinada.
Giunti a Ferenci ci facciamo illudere da un cartello che dà sì indicazioni per la Parenzana, portandoci però per una ripida salita sterrata, un tratturo dal pessimo fondo e un'infida discesa, dove solo una smisurata fortuna ci evita disastrose cadute.
Con la mountain bike non ci sono grossi problemi, a parte i cavi metallici posti sul percorso..., coi bagagli o con bici normali è meglio stare sulla strada asfaltata.
Le piste ciclabili in Austria offrono meno problemi di orientamento e risultano essere così molto più semplici, sicuramente il fascino dell'esplorazione qui è più stimolato...
Il percorso della Parenzana è interessante e senza bagagli sarebbe anche molto più divertente, facendo comunque attenzione alle macchine che ci passano...ma non era ciclabile?!
La galleria sotto Motovun-Montona è buia come la notte nera per cui è meglio arrivare organizzati...
Motovun merita una visita sia per le bellezze architettoniche che per la vista di cui si gode da lassù.
A Livade, dopo la sosta pranzo, riusciamo a mancare la deviazione per la Parenzana continuando a seguire la sterrata verso Porte Ponton, in un ambiente bucolico e col solo rumoreggiare di rane e anatre a farci compagnia.
Il solo lato negativo di questa soluzione è l'interminabile salita sterrata che da Porte Porton porta a Groznjan- Grisignana.
L'ombra latita, il biancore della sterrata è accecante e il paese sembra sempre più distante...io ho visto anche una Madonna...spero ci sia sul serio!
Anche Groznjan e posizionata su di un belvedere naturale da cui si gode di una splendida vista della costa.
Da qui la Parenzana continua su asfalto fino a Peroj e poi con una breve discesa sterrata piuttosto ripida che si stempera in un falsopiano, prima nel bosco e poi all'aperto su un altopiano, dove le pecore ci salutano con i loro belati.
Qui la sensazione di libertà regalataci dalla bici è veramente unica, probabilmente in salita non sarebbe la stessa cosa.
A Buje-Buie riperdiamo la ciclabile e così ci portiamo verso il valico confinario di Plovanija/Secovlje-Sicciole su strada asfaltata.
Passato il confine riprendiamo la ciclabile che ci porterà nuovamente a Rabuiese, passando per Lucjia, Izola e Koper-Capodistria.
Ormai Koper è un gigantesco centro commerciale con una viabilità da raccordo autostradale e le ciclabili sono a tratti interrotte per i lavori, riusciamo comunque, a raggiungere la pista dei go-kart da dove riparte la ciclabile verso Trieste.
Riuscire a sistemare tutto il percorso della vecchia ferrovia Parenzana (quasi 130 km) non mi sembra cosa realizzabile facilmente, ma per valorizzare “il sentiero dell'amicizia “ basterebbe migliorare le condizioni di quello che è già stato recuperato e la decina di chilometri già finanziati che mancano in territorio italiano.
23 ore in sella, più di 400 chilometri, parecchi dei quali su sterrato e quasi 3000 metri di dislivello in salita sono stati un test probante per mezzi e attrezzature e forse anche per noi...
Andare in giro contando sulle proprie forze fa assaporare le cose in modo diverso, c'è più fatica, c'è più tempo per guardarsi in giro e veramente il viaggio diventa la vacanza e le fermate sono funzionali a quest'ultimo.
L'Istria con la sua rete di strade secondarie e sterrate, luoghi impervi ricchi di fascino, laghi e corsi d'acqua, cittadine arroccate sui cocuzzoli, incarna alla perfezione il terreno d'elezione per questo genere di vacanza, nonostante la scarsità di strutture turistiche al suo interno.
La sorpresa più grande è stata la mancanza di offerta turistica a fine Maggio anche sulla costa che vive quasi esclusivamente di questo, boh?!?
Messa a punto
Dopo essere tornati dal ns. primo giro in bicicletta è venuto il momento dei bilanci, per evitare di rifare gli errori commessi, per risolvere i problemi che si sono presentati, per affrontare la prossima avventura più pronti.
La prima cosa sostituita è stato il cerchione posteriore ceduto già nel corso delle ultime giornate della prima escursione, del resto parecchi anni di onorato servizio sui durissimi sentieri del Carso lo avevano sottoposto evidentemente a sollecitazioni eccessive.
A quel punto la sostituzione dell'anteriore mi è sembrata naturale, anche se in realtà le sollecitazioni tra anteriore e posteriore sono molto differenti, non è assolutamente divertente farsi male o avere fastidi per aver trascurato una cosa del genere.
Dopo le tristi e parecchio fastidiose peripezie patite a causa del portapacchi sospeso al tubo reggisella siamo corsi ai ripari.
Contattato un mago della metallurgia mi sono fatto plasmare due sostegni dal pieno per scaricare il peso del bagaglio (e dei sostegni!!!) nella zona dei forcellini posteriori e in modo da evitare gli sforzi di flessione che avevano causato il cedimento del sottile alluminio del primo incauto e mal consigliato acquisto.
E' stato pure necessario sostituire il tubo reggisella perchè si era leggermente piegato a causa del portapacchi (chi lo conosce lo evita!!!).
Presa anche la borsa rigida per il manubrio che mi aveva fatto desistere al momento degli acquisti per il primo viaggio a causa del costo irragionevole, ma della quale non ho potuto fare a meno per tutto il tempo, sostituendola con una serie di palliativi tanto imbarazzanti quanto scomodi e poco pratici.
Altra nota poco soddisfacente sono stati i freni.
Sulla mia vecchia mtb c'erano degli splendidi cantilever di alta gamma dotati di pastiglie di altrettanto alta gamma, ma la frenata comunque lasciava desiderare.
Chiaro che così la gioia di una discesa da un passo, guadagnato con tanta difficoltà, tende a essere piuttosto mitigata dall'apprensione che si prova nell'affrontare ogni curva: sostituiti quindi i cantilever con dei V-brake non di ultima generazione ma comunque piuttosto efficaci.
Visto il diverso sforzo necessario per la loro attuazione è stato neccesario sostituire anche le relative leve al manubrio.
Ultimi pezzi acquistatì sono stati una luce posteriore per il portapacchi e un cavalletto di brutto aspetto e di scarsa consistenza, che spero sinceramente non mi deluda, del resto non è che nei nostri negozi di bici ci sia proprio tutta questa scelta sugli accessori per il cicloturismo...
A dire la verità, mi sono preso anche un super ciclocomputer, dotato di cardiofrequenzimetro, che soddisfa il bambino che c'è in me e riempe il mio PC di dati e grafici senza alcuna utilità pratica ma che mi fanno tanto sentire un ciclista serio.
Ovviamente sarebbe stato meno dispendioso comprarsi un'ammiraglia per il cicloturismo di qualche marca famosa...ma volete mettere!
Stò chiaramente scherzando, però è meglio non lesinare sugli acquisti perchè contrattempi ridicoli a casa nostra, possono essere particolarmente fastidiosi in giro per il mondo.
A proposito di non lesinare sui prodotti che andiamo a scegliere, possiamo iniziare a parlare delle modifiche apportate alla bici di Ilaria: praticamente nessuna!
Abbiamo solamente sostituito la sella la cui copertura sintetica iniziava a creparsi rompendosi in qualche punto, creando così fastidi durante la pedalata.
La sella, le scarpe e il manubrio sono i punti tramite i quali il nostro corpo entra in contatto con il mezzo meccanico e dove, di conseguenza, si presentano i principali problemi di adattamento.
Una felice scelta di tali accessori può condizionare in bene o in male l'esito di una pedalata, immaginatevi di un tour di più giorni!!!
Anche sulla sua bici abbiamo montato il triste cavaletto più per disperazione che per convinzione.
Adesso non resta che mettere alla prova tutti questi investimenti e verificare la loro funzionalità!
Ciclabile della Drava 2009
Ecco, il momento è arrivato!
Dopo tanti anni passati a pensarci durante le uscite giornaliere abbiamo deciso: diventeremo cicloturisti!
Messa così sembra una cosa lungamente meditata per le difficoltà dell'impresa, in realtà si tratta solo di entrare in un negozio e investire qualche centinaio di euro per acquistare i materiali necessari.
La scelta di tali materiali però può risultare particolarmente importante durante la vacanza, quando la rottura del portapacchi in mezzo alla campagna austriaca potrebbe rovinarvi la gioia che provano tutti gli altri golosi a passare allo spaccio della Loacker mentre voi siete alla disperata ricerca di un portapacchi nuovo!
Evitate perciò il portapacchi da attaccare al tubo reggisella in alluminio, anche se ve lo consiglia il commesso “esperto” di bici: i 10 kg di portata massima incisi sullo stesso sono puramente teorici e non tengono in considerazione ciclabili sterrate e relative sollecitazioni.
Non lesinate sulla qualità delle borse e acquistate senza indugi anche il borsello rigido da montare sul manubrio, anche se costa una cifra irragionevole: i problemi che vi porranno tutte le alternative escogitate lungo il tragitto vi faranno pentire di essere stati tirchi e ve lo faranno comunque comprare al ritorno.
Altro accessorio importante è il cavalletto, brutto da vedere ma comodo da usare piuttosto che stendere la bici con tutti i bagagli dove avete deciso di fermarvi per fare quella foto lì, oppure quando dovete scendere nella scarpata di rovi perché il paletto che avete usato con estrema cura per appoggiare la bici ha ceduto...Naturalmente deve essere dimensionato e posizionato tenendo in considerazione il fatto che dovrà sostenere anche il bagaglio.
Le gomme è meglio siano stradali ma con un battistrada ben intagliato e piuttosto voluminose in modo da poter affrontare senza patemi le ciclabili sterrate.
Un gadget che consiglio è il contachilometri, particolarmente utile quando bisogna decidere di fermarsi per la notte, vista la limitata autonomia che si può fisicamente dedicare a questa ricerca dopo una giornata sui pedali. Personalmente amo conoscere anche l'altimetria del percorso, mai pianeggiante come era sembrato, sia per meri fini statistici, sia per giustificare la spossatezza serale.
L'indicazione della velocità, filosoficamente estranea all'utilizzo della bici in questo contesto, generalmente non fornisce dati gratificanti.
Ovviamente bisogna essere dotati di tutto ciò che il codice della strada richiede, come campanello (fondamentale!), luci, catarifrangenti, etc.
Qualsiasi tipo di bici può essere usato per praticare il cicloturismo, ma consigliamo l'utilizzo di una mountain bike, per la sua robustezza e per i rapporti agili particolarmente utili quando si gira con tutta la roba che ti sei voluto portare perché può sempre servire.
Il vestiario spazia dallo specialistico al “civile”. Noi abbiamo optato per lo specialistico per la comodità in sella e per l'evidente impossibilità di mimetizzarsi andando in giro con bici cariche di bagagli.
Tenda e fornelletto sono i compagni inseparabili del ciclonauta, colui che vive cicloturisticamente il mito on the road, non preoccupandosi di quando è partito né di quando o se tornerà, viaggiatore solitario per aprirsi agli incontri che gli riserva il percorso, pronto ad inanellare giri del mondo per sfamare la sua voglia di viaggio...sì, sì voi ridete ma vi assicuro che le schiere di quelli che vivono così si ingrossano giorno dopo giorno!
La digressione sugli errabondi delle due ruote serve ad introdurre la scelta più importante: tenda o non tenda? Abbiamo già capito che gli asceti della bici non ne possono fare a meno. Noi, visto anche il peso e l'ingombro, abbiamo optato per una minore ortodossia e per le pensioni e il materasso. Consci di aver effettuato una scelta vigliacca, consigliamo ai più coraggiosi l'utilizzo più spartano ma più filosoficamente corretto della tenda.
Portatevi gli attrezzi e i ricambi che siete in grado di usare e comunque almeno qualche camera d'aria e le pezze per ripararle: qualcuno che ci aiuterà si trova sempre!
Due/tre giorni o settimane di viaggio necessitano più o meno dello stesso bagaglio: un completo antipioggia di qualità, per non infradiciarsi col proprio sudore, qualcosa per il freddo, uno o due ricambi per i trasferimenti, qualcosa di “civile” per le uscite serali, un kit per il lavaggio e l'asciugatura giornaliera del vestiario.
Chi può (fisicamente) permettersi questa vacanza? Chiunque!!!
Non ci sono limiti di età anzi, la maggior parte delle persone che abbiamo incontrato pedalavano verso un'età più che avanzata. Abbiamo incontrato anche neo genitori coi pargoli sistemati negli appositi carrelli, intere famiglie con l'equipaggiamento completo per il campeggio...insomma l'età anagrafica non conta.
Non serve nemmeno essere particolarmente allenati se non si pretende di aggredire la strada, lasciando sia lei a dettarci il giusto ritmo, allettandoci con uno scorcio interessante, coi colori, gli odori, i rumori della natura, le difficoltà della salita, l'ebbrezza della discesa, senza l'assillo della meta, godendo il viaggio nella sua interezza.
E' possibile anche aggredirla, se il vostro allenamento ve lo consente, viaggiando con solo la meta da raggiungere in testa, a tappe forzate, per fregiarsi di un'altra impresa alle riunioni del venerdì al club.
Non esiste il modo giusto di viaggiare in bici, ciò che li accomuna tutti è la scelta del mezzo e la sensazione di libertà che ci fa provare.
Libertà di sentire col corpo sensazioni dimenticate: la fatica, l'aria, il calore del sole, la brezza...liberi di godere il nostro tempo.
Liberi anche di inzupparci per l'acquazzone improvviso, di barcollare sotto le sferzate del vento, comunque “liberi”, sensazione a cui non siamo più abituati e che potrebbe dare dipendenza, riuscite ad immaginare qualcosa di più appagante?
Dopo i preparativi e le scelte filosofiche si può iniziare a pensare al giro
Il progetto Eurovelo vorrebbe unire tutti i paesi europei con dodici piste ciclabili per un totale di parecchie decine di migliaia di chilometri. Il Nord Europa è già molto avanti con le sue piste ciclabili, mentre da noi, dove culturalmente vige la necessità di rappresentare l'opulenza con ingombranti/inquinanti cassoni a quattro ruote, la situazione è meno favorevole, sia come infrastrutture sia come soglia di sopportazione da parte degli elefantiaci compagni di strada.
Abbiamo optato quindi per una partenza verso Nord e, appena raggiunta la prima vera ciclabile a Calalzo di Cadore, la sensazione di pericolo vissuta fino a quel momento è svanita.
Una particolarità delle ciclabili, di cui ci si accorge piuttosto presto, è che il loro percorso può non essere il più diretto, può anzi succedere che si perda in divagazioni, più o meno divertenti, a seconda del nostro stato di forma.
Questa ciclabile arriva fino a Cortina, da dove parte la famosa Cortina-Dobbiaco con parecchi passaggi suggestivi, come la galleria di servizio al vecchio tunnel ferroviario illuminata artificialmente e il successivo ponte aereo sull'orrido.
Da Dobbiaco parte la ciclabile della Drava che, con un percorso altalenante, mai monotono, prevalentemente sterrato, dopo qualche centinaio di chilometri attraverso Italia, Austria e Slovenia, termina a Maribor.
Il primo tratto di questo percorso è molto famoso per l'estrema facilità e per la quantità di attrazioni turistiche che lo costellano e termina nei pressi della stazione di Lienz da dove partono i treni navetta per Dobbiaco.
In Austria ci si rende subito conto dell'esistenza di una rete di piste ciclabili parallela alla normale viabilità, con tanto di sottopassi e ponti dedicati.
Lungo le ciclabili si trovano sistemazioni per la notte, locali dove mangiare, un minimo di assistenza, insomma tutto quello che serve per viaggiare senza stressarsi.
Anche il servizio ferroviario consente il trasporto bici su molti treni.
L'Austria ha investito sulle ciclabili puntando ad incrementare il turismo, ma anche per consentire agli austriaci di sfruttare in sicurezza questo modo alternativo di locomozione.
E' difficile perdersi su di una ciclabile, solo gli attraversamenti delle città possono dare qualche problema.
Noi ci siamo presi qualche divagazione lungo il percorso andando a trovare degli amici a Bad Gastein e facendo il giro dei laghi tra Villach e Klagenfurt.
La salita che porta a Mallnitz da dove parte il treno navetta per Bad Gastein può essere dolorosa per chi non è allenato, specie se affrontata all'ora di pranzo di una giornata afosa...meno male che circa a metà salita una fontanella ristoratrice attende l'incauto ciclista. Vale comunque la pena soffrire perché Bad Gastein è una cittadina a sviluppo verticale, tagliata in due da una cascata, un po' decadente ma con un fascino fuori dal tempo.
Un altro motivo per venire fin quassù sono le terme che, oltre a rilassare il corpo martoriato dalle pedalate, gratificano il nostro ego: appena entrati vedrete tutti i presenti girarsi verso di voi, facendovi credere in un incredibile potere allenante della bicicletta, capace di trasformarvi in un Tarzan o in una Jane.
Il primo specchio incontrato vi rifletterà la realtà bicolore motivo di tutta questa attenzione: la vostra abbronzatura da ciclista, crema e cioccolato per i più avvezzi all'azione del sole e crema e fragola per quelli dalla pelle sensibile.
La qualità della pista e la ricettività turistica tendono a diminuire procedendo verso Est, contemporaneamente aumentano le difficoltà altimetriche, per cui la parte terminale di questa ciclabile è per chi si sente ancora le gambe buone e ha voglia di sperimentare un percorso nettamente più avventuroso, con passaggi particolarmente suggestivi, talvolta aerei, rispetto al tratto occidentale.
E' meglio informarsi bene se si prevede un rientro col treno, anche perché il servizio “treno+bici” è un po' carente in Slovenia: da Maribor ci sono solo due treni+bici al giorno per Lubiana, entrambi al mattino, mentre dalla capitale ci sono più treni al giorno alla volta dell'Italia e dell'Austria.
BYBYKE!
BYBYKE! è un saluto, un messaggio di amicizia, tra coloro che usano la bici per qualsiasi motivo; la lingua inglese consente letture con i diversi significati: bye-bye e by bike.
Bybyke a tutti!
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